Il direttore sportivo del Napoli, Giovanni Manna, ha parlato al Social Football Summit in corso a Roma, un evento internazionale dedicato all’industria del calcio. Di seguito le sue dichiarazioni riportate dal sito di Sky Sport: “Il campionato è lungo. Sappiamo da dove siamo partiti e stiamo cercando di tornare a quello che è stato il Napoli di De Laurentiis. Siamo focalizzati su quello.
Non mi dà fastidio sentir dire che sono giovane. All’inizio però porta complicazioni perché ti trovi a parlare con persone che ammiravi in TV. Io ho un profilo un po’ diverso, poi perché non sono un uomo che ha giocato. A oggi però la nostra figura sta cambiando.
La seconda squadra? La seconda squadra è complicata, non è un prodotto fine a sé stesso ma è la chiusura di un percorso ben preciso. A Napoli oggi non abbiamo una struttura che non possa sostenere la seconda squadra, oggi non è un’idea reale. Vogliamo creare il centro sportivo per lavorare in maniera diversa con il settore giovanile, poi penseremo alla seconda squadra.
Gli algoritmi? Penso che le statistiche e i dati siano un supporto, ma non ti danno tutto. Resto un romantico e lo scouting ti serve per vedere e conoscere un giocatore. Il numero fine a sé stesso è un numero, non credo che sia così tanto realizzabile il modello moneyball. Per me l’area scouting rimane fondamentale per un club.
Il tocco di Manna? Un giocatore deve avere i diritti di immagine liberi (ride, ndr). Nel mercato ci sono tante variabili, dalla sera alla mattina può saltare un’operazione ed è capitato anche a noi. Bisogna farsi trovare sempre pronti.
Diritti d’immagine? Mi sono trovato per la prima volta quest’anno con la gestione dei diritti d’immagine e spesso me ne dimenticavo. Ho deciso che la strategia è quella prima di tutto di convincere il giocatore, poi troviamo la soluzione. Il supporto dell’ufficio legale è fondamentale e ci dà una grande mano. Il problema principale è sullo sponsor tecnico perché alcuni sponsor prendono tutto e alcuni calciatori devono uscire da questi contratti. Quando però i giocatori vogliono venire a Napoli le soluzioni si trovano.
Ambiente a Napoli? È importante rimanere focalizzati e concentrati nella gestione dei momenti della stagione, dai grandi entusiasmi ai momenti di difficoltà. Dobbiamo restare lucidi e non farci prendere dall’emozione del tifoso. È una città calda che ci sta dando molto, non me l’aspettavo così sinceramente. Ogni giorno ti trovi in situazioni dove la gente ti chiede e ti senti in dovere di dare. L’anno scorso è stato complicato ma loro sono rimasti positivi. L’aspettativa è alta perché due anni fa abbiamo vinto un campionato. In questo momento noi non pensiamo a quell’obiettivo. Dobbiamo restare concentrati.
Conte e De Laurentiis? La mia esperienza ora è estremamente positiva. De Laurentiis ha uno spessore di un certo tipo. Da fuori ero preoccupato ma posso dire che sono contento. Ci ha lasciato lavorare. La scelta dell’allenatore è stata fondamentale. Io ho 36 anni e mi ha aiutato avere un allenatore del genere. Posso dire senza vergognarmi che è stato un allenatore preso anche a tutela mia.
Primo contatto con il Napoli? A gennaio ho cambiato casa a Torino, non pensavo di andar via e mi sono trasferito con la mia famiglia. Dopo Juventus-Frosinone mi chiama la sera un numero che non conoscevo e non ho risposto. Mi ha richiamato il giorno dopo ed era il dottor Chiavelli, avviso la Juventus e il giorno dopo parlo con il dottor Chiavelli, poi parlo con De Laurentiis e mi dicono che avrebbero deciso entro Pasqua. Un mercoledì poi mi chiamarono e mi disse parli con sua moglie. Io avevo già deciso, avevo fatto un percorso straordinario con la Juve quando mi ha chiamato Cherubini, ma quando ti chiama il Napoli è un’occasione straordinaria.
Mentre con Conte? Ho avuto un po’ paura, poi ho conosciuto Conte perché non lo conoscevo. Alla Juve sono arrivato con mister Sarri, in quella serata a casa di Conte abbiamo parlato di calcio. Non aveva detto sì subito, aveva già parlato col Presidente e sapevamo quanto sarebbe costato. Per il piano economico aveva già parlato con il presidente a ottobre. Dovevamo capire le nostre idee, le sue idee e la nostra rosa, che era una scoperta per entrambi. Alcuni giocatori li hai visto solo in tv, abbiamo iniziato a parlare di questo e subito ci ha detto che Di Lorenzo e Kvara non sarebbero partiti.
Calciomercato? Noi avevamo il diktat di fare il mercato con l’uscita di Victor perché Victor voleva andare via. Questo è risaputo e non dico nulla di nuovo. Poi non abbiamo ceduto Victor ma per quanto aveva lavorato bene il Napoli negli anni precedenti siamo riusciti a fare comunque mercato.
Rinnovo di Kvaratskhelia? Noi vogliamo premiare il suo percorso nel Napoli. Lui comunque ha altri due anni con noi. Dobbiamo trovare l’accordo su ogni punto. Ne abbiamo già parlato e se non si sbloccherà ne riparleremo a fine stagione. Siamo d’accordo con il calciatore di non distrarci dal campo.
Mercato di gennaio? Stiamo sempre attenti per migliorare la rosa attuale. Coglieremo se ci dovessero essere le occasioni giuste. Va detto che comunque abbiamo investito molto. Le cose vanno fatte con un senso logico.
Lukaku? Romelu è un calciatore che in Italia fa comodo a tutti. È una certezza in termini numerici e prestativi. È un calciatore che sposta nel nostro campionato. Ogni settimana c’è una polemica su di lui. Non è un giocatore che si può discutere. È un giocatore che ha voluto fortemente venire a Napoli.
Come è arrivato McTominay? All’inizio lo volevo in prestito. Come l’ho preso? Con un po’ di fantasia”.