Arrigo Sacchi, Carlo Ancelotti e Pep Guardiola protagonisti sul palco del “Festival dello Sport” di Trento e ripresi dalle telecamere di Tv Luna, rispondono alle domande.

“Nel calcio chi gioca bene vince, è vero?” Guardiola: “Sì, anche se a volte non succede, il bello del calcio è che tutto è possibile. Chi gioca bene ha più possibilità, ma è l’unico gioco in cui puoi vincere senza tirare in porta, per questo è matto ed è così bello”. Ancelotti: “Hai più possibilità di vincere, ma ora è imprevedibile. Ci sono tante statistiche per provare a spiegarlo meglio, ma una sola conta, non è quella dei tiri fatti e subiti, ma quella dei gol fatti e subiti”. Sacchi: “Cito Dostoevskij, la bellezza salverà il mondo. Certo, si può giocare meglio e perdere, perché non puoi colmare quello che mette in campo l’avversario o la sfortuna. Chi vince giocando bene però ha un’autorità morale che chi vince non giocando bene non avrà mai”.

“Che tipo di calcio stiamo vedendo?” Ancelotti: “E’ sempre più evoluto, organizzato, ormai tutte le squadre hanno buone fasi ed è più propositivo anche da parte di quelle piccole che prima per limiti facevano solo quella difensiva. Ora tutte hanno un’identità. Prima le piccole avevano solo la difesa, ora s’è perso, tutte provano a giocare da dietro, non so se è un bene o un male”. Guardiola: “Sì, il mondiale, anche se è solo un mese, marca un po’ la tendenza. In generale è difficile dirlo, poi ogni paese ha la sua particolarità. Ad esempio ora il Sassuolo mi dà la sensazione di un calcio propositivo, poi altre in base all’allenatore decidono invece di aspettare”. Sacchi: “L’evoluzione è necessaria per uno sport così seguito, noi in Italia non siamo al passo col cambiamento, abbiamo una visione breve e non miglioriamo. Ora si sta muovendo qualcosa, Costacurta mi disse che col Milan ci hanno copiato ovunque, tranne che in Italia. Molti allenatori però ora rischiano anche in club non affidabili e sono degli eroi perché senza club alle spalle è difficile. Ora si sta provando un calcio più propositivo, ottimistico”.

In sala vengono proiettate le immagini della la vittoria della Champions del Milan di Sacchi con Ancelotti in campo. Sacchi: “Gli misero Hagi su Ancelotti, forse individuarono in lui il punto debole…”, Ancelotti: “In realtà gli diedi due scarpate e si calmò…”

“Berlusconi non la prese bene quando chiese Ancelotti?” Sacchi: “Mi disse non posso prendere un giocatore che è una sola, il medico disse che dopo 2 crociati aveva il 20% in meno d’abilità al ginocchio, come posso comprarlo. Io dissi mi preoccuperebbe di più un 20% nella testa che guida i piedi. Carlo era perfetto ed è stato un esempio per generosità e passione. Ricordo una gara in cui per fare il 5-0, va bene che segnava poco, ma si ruppe un braccio”.

“Le squadre guida del passato?” Guardiola: “Johan Cruijff è stata la persona più importante, ha aperto gli occhi. Al Barcellona ha imposto un gioco e ci ha fatto capire un calcio diverso, era come andare a scuola ogni giorno. Ci spiegava perché vincevamo o perdevamo. Ci ha fatto innamorare. Poi Arrigo è stato tra quelli che hanno di più cambiato il calcio”. Ancelotti: “E’ necessario avere tante conoscenze, quindi è normale rifarsi ad alcuni maestri. Ad esempio da giovane ho avuto Liedholm, modello per la gestione e per togliere pressione, ma poi Arrigo è stato determinante perché mi ha allenato e poi ho fatto il suo assistente e così capisci tante cose. Sono stati formativi. Ricordo che noi facevamo la tattica, l’11 contro 0 in allenamento, cose che sembravano strane all’epoca ma danno più coinvolgimento e attenzione per apprendere. Quando facevamo il pressing all’inizio, vedendo che riusciva capivamo che potevi avere il contropiede, il recupero palla. In Italia si insegnava a mettersi dietro tutti solo in modo passivo per difendere. Lì invece iniziammo a fare una cosa attiva, a poterla determinare ed era più stimolante”. Sacchi: “Ognuno ha dentro qualcosa, in ogni sport mi piaceva chi dominava il gioco, la bellezza, non chi vinceva vendendo dominato. Per me la vittoria senza merito non è una vittoria e ho portato avanti questo principio. Ho allenato in ogni categoria e in ogni squadra e mi hanno sempre definito un genio o un matto. Gli ultimi 50 anni sono stati dominati da Ajax, dall’ Olanda, dal mio Milan e dal Barcellona di Pep, ma sempre con un’evoluzione perché se non rischi e resti nel passato”.

“Pep, come nasce il tiki taka?”Guardiola: “Non ho inventato niente, non lo dico per umiltà. Io ho vinto con 6-7 giocatori delle giovanili, che giocavano insieme da bambini. E’ stata una combinazione di stelle che si volevano bene e interpretavano la stessa filosofia, succede una volta nella vita, grazie ad un club che mi ha dato fiducia da giovanissimo ed ha tenuto i giocatori più forti d’Europa. Avevamo voglia di mangiarci il mondo e ce lo siamo mangiati. Il tiki taka come concetto non mi piace, sembra un modo ludico, ma noi lo facevamo per portare l’avversario in un punto, così come Carlo prima parlava del pressing per portare l’avversario a perdere palla. Nel calcio è come nei libri, dopo 20 anni se viene ancora letto significa che qualcosa ha lasciato, se dopo tanti anni vengono mandati i filmati… Messi? E’ un ragazzo che aiuta gli altri ad essere competitivi, uno da grandi partite, odia perdere ma gioca in campo come faceva da piccolo. Se la squadra lo accompagna lui fa la differenza. Ne parlavo con Carlo, se fanno così tanti anni con 50 gol all’anno, è una roba fenomenale…”

Vengono proiettate altre immagini, stavolta Ancelotti che canta ai festeggiamenti del Chelsea. Ancelotti: “Potevate mettere Madrid o Milano, cantai meglio. Lì ero un disastro e pure 15 kg in più!”. 

“Carlo, sai stare nel gruppo, si vede. Com’è la tua gestione? Come ti trovi a Napoli?” Ancelotti: “Fa parte del lavoro relazionarsi con tutte le componenti, 25 calciatori e una cinquantina di persone tutte importanti che fanno parte del gruppo e devi considerare importanti partendo dai magazzinieri. La mia idea è responsabilizzare le persone e farle stare bene. Bisogna tenere tutto sotto controllo, ma anche delegare. Quando qualcuno diceva sei troppo bravo, devi usare la frusta, ma io ho sempre detto se volevate la frusta avete sbagliato con me. Ogni carattere è formato sulle esperienze vissute. Esprime il proprio carattere davanti agli altri è l’unico modo per essere credibile. Se io fossi rude non sarei credibile. Capita l’arrabbiatura, ma non per l’errore tecnico, più per comportamenti, concentrazione ecc. A Napoli c’è una bella famiglia, giocatori giovani ma già con esperienze importanti, umili, un club che ha voglia di crescere, una città bellissima e ci sono tutte le condizioni per fare un bel lavoro. Poi vediamo in Europa se il City lo permette (Guardiola ride, ndr) o il Liverpool. Klopp è stato predisposto per l’andata, vediamo al ritorno (ride, ndr)”

“Le favorite per la Champions?” Guardiola: “City favorito? Allora siamo proprio bravi. Non so se siamo pronti, non abbiamo una storia dietro per avere consapevolezza. Non è solo un discorso di giocatori, non è un dovere vincerla. Le favorite sono quelle con una storia più grande, da Real, Barcellona e Juventus con Cristiano, poi c’è sempre l’Atletico e qualcuno può inserirsi, speriamo di esserci”. Ancelotti: “Napoli outsider? Le italiane finora hanno fatto bene, anche se non sono interessato alle altre. Noi abbiamo un girone durissimo, è stato ben indirizzato con la vittoria sul Liverpool, ora abbiamo un ostacolo durissimo col PSG.  Il calcio italiano secondo me resta competitivo, la Juve lo sarà e le valutazioni che si fanno oggi saranno diverse ad aprile. Pure l’anno scorso il Real fece fatica all’inizio, poi ha vinto. Conta la condizione di aprile. Mi sembra una Champions molto più equilibrata, il Real che l’anno scorso era la favorita, quest’anno ha perso il suo migliore giocatore. Mbappè? E’ un bel giocatore, veloce ma anche molto diretto ed efficace, molti sono veloci ma lui non si perde in fronzoli ed è molto pericoloso. Sarà una stella nei prossimi anni. Insigne? Ha grande talento, ora è nella fase di una maggiore responsabilità, quella fase di sentirsi di dover mettere tutte le sue qualità al servizio della squadra. E’ un passo che può fare e sono sicuro che lo farà.

“Sacchi, due parole per descrivere Ancelotti e Guardiola” Sacchi: “”Carlo è intelligente, ispira fiducia, alle volte non ha l’ossessione di quelli che cercano di dover andare oltre se stessi. Pep ha questa ossessione, è alla ricerca del perfezionismo, ma Dalì diceva non abbiate l’ossessione perché non la raggiungerete mai. Sono due bravissime persone, che fanno bene al calcio e mi auguro che molte altre persone possano avere questi valori”.

“Pep, cosa ruberesti a Carletto oltre le Champions?” Guardiola: “I capelli (ride, ndr) Arrigo pure. Carlo si esprime nella maniera che si esprime perché è così, non bisogna ispirarsi a chi vince perché poi anche lui perderà. E’ stato sempre se stesso e non mi sembra sia andato male. Quando parli con i suoi giocatori , tutti ne parlano in modo meraviglioso non solo come allenatore ma anche come uomo.

“Carlo cosa ruberesti a Pep?” Ancelotti: “Non gli ruberei certamente i capelli (ride, ndr) se guardo al suo percorso, Barcellona, Bayern e City, gli ruberei la rapidità con la quale riesce a trasmettere le proprie idee alla squadra. E’ un fenomeno in questo, così come Arrigo. Tutti hanno delle idee, la bravura sta nel trasmetterle a chi va in campo”.

“Cosa manca al calcio italiano?” Guardiola: “A me sembra niente. La storia non si scrive per un mondiale o due anni. L’Italia deve imparare dagli errori, riflettere, ma non credo manchi qualcosa. E’ un paese che ha vinto in più modi ed in più periodi, forse dobbiamo imparare noi. Alcuni restano sulla filosofia di difendere, altri hanno mentalità diversa, ma anche difendere è un talento e l’Italia resta maestra. Poi perdere fa parte del gioco, capita, è normale, anzi si perde più di vincere nel calcio. Futuro in Italia? Perché no, chi l’avrebbe detto che sarei andato in Germania parlando in tedesco”. Ancelotti: ” Sul tedesco, lascia stare…” (ride, ndr). Come calcio a livello tecnico rimaniamo sempre molto competitivi e rispettati all’estero, la grossa differenza è a livello ambientale. In Inghilterra, Francia e Germania gli stadi sono bellissimi, nuovi, pieni, e sopratutto la rivalità sportiva. Lì siamo rimasti indietro, sentire insulti dentro lo stadio non è rivalità ma solo ignoranza e
maleducazione. Bisogna fare qualcosa. Io a Londra non ho mai preso un solo insulto nonostante le tante rivalità, così come credo Pep a Manchester da tifosi United”. Sacchi: “Quando si disconosce il merito tutto sarà negativo, quando si riconosce che uno ha dato tutto… Bisogna vincere per forza? Bisogna solo giocare meglio!”

“Una partita che vorresti rigiocare?”  Guardiola: ” No, no nessuna. Io credo che lo sport è una grandezza culturale, accettare che l’altro è più forte. Ancelotti: “Una? Tante, finali, semifinali, una che avrei voluto fare , nel mio Milan al posto di Pirlo con Gattuso e Ambrosini vicino, perché il mio centrocampista centrale correva molto meno del centrocampista di Arrigo, che doveva trottare. Sacchi: “Carlo si muoveva con intelligenza e non era velocissimo, è stato un grande. Ricordatevi che per giocare al calcio la prima cosa più importante è l’intelligenza”. 

“VAR in Champions?” Guardiola: “Prima poi arriverà è inevitabile. Ancelotti: “Il giorno che la metteranno saranno sicuramente arrivati in ritardo. Sacchi: “Condivido, è un grande passo in avanti”.

 

 

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