Dopo la replica via social del giornalista Umberto Chiariello all’ingiurioso striscione nei suoi confronti, arriva quella ai microfoni di Canale 21: “E’ evidente quello che è accaduto. Io ho usato toni forti che ho chiarito, riguardavano tutto lo stadio che venerdì non mi è piaciuto. Uno stadio silente, che non ha aiutato la squadra. Avrei voluto che i gruppi, che come sempre hanno guidato i cori e il tifo, si fossero fatti portatori di questa istanza necessaria per arrivare ad un obiettivo comune. Penso che non sia bello anteporre i propri interessi personali, per quanto legittimi, a quello che poi è l’ultimo fine: sostenere la squadra. La squadra non è stata sostenuta, mi auguro che questo non accada più. Ribadisco quello che ho detto anche nell’intervento di domenica sera, che ci sono delle istanze da tener presente che vanno assolutamente portate avanti. Perché la discriminazione che Napoli sta subendo a livello di tifo rispetto ad altre città non è giusta. L’interpretazione troppo restrittiva del regolamento d’uso non è giusta, tamburi e megafoni non fanno male a nessuno. Quindi è corretto e giusto farli entrare. Abbiamo visto sventolare le bandiera alla Sampdoria, che sta retrocedendo, non capisco perché non lo si possa fare nella città che sta vincendo. Queste sono istanze giuste, però se ne deve parlare nei tavoli giusti, di concertazione. Si va davanti al questore, si cerca un appuntamento con la società, si cerca di ragionare insieme. Ma quando si va allo stadio non si va al cinema o al teatro, si va a tifare e a lottare idealmente con la squadra sostenendola. E’ facile sostenerla sul 3-0, va sostenuta quando ha difficoltà, come è stato sempre negli anni passati. Io ricordo un Napoli-Chievo dove non vinse Diawara col suo gol, ma vinse il tifo che trascinò letteralmente la squadra di Sarri. Quel tifo che è mancato venerdì.

Mi auguro che forse, anche per questa vicenda, si sia data una scossa all’ambiente. Che anche il questore capisca, che De Laurentiis si adoperi affinché si riesca a portare unità e tifo all’interno dello stadio. Poi la definizione di infame mi dispiace, ma è un autogol loro perché è un termine di stampo mafioso. Non è giusto usare, perché sono loro che poi vengono identificati male usando questo termine. Mi possono contestare come io ho contestato loro, ci sta. Io ho parlato pubblicamente, loro potevano fare uno striscione contro di me. Secondo me hanno fatto un autogol, ma non mi tocca più di tanto. A me interessa che dopo 33 anni, mio famiglia, la mia famiglia, i miei amici, i ragazzi e i compagni dei miei amici che non hanno mai visto uno scudetto possano gioire e godere come abbiamo fatto noi negli anni ’80. Per fare questo ci vuole unità di intenti, mi auguro che questo episodio possa far generare una nuova unità”.

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